La 4×4 procede traballando lungo la strada sterrata. Intorno sterpaglie e terreno sabbioso che si apre fra la vegetazione assetata. Alberi spogli, dai rami nodosi, che si tengono in equilibrio come vecchie ballerine stanche. Qua e là, alberi incredibilmente verdi si contrappongono a distese ondulate d’erba ingiallita, arsa da una siccità che per mesi ha tormentato la terra.
D’improvviso una manciata di tende, una pozza d’acqua che appare come un miraggio e una famiglia di elefanti dalla pelle arida – pare cartapesta – intenta ad abbeverarsi. E’ un mezzogiorno di metà ottobre nel parco nazionale di Hwange. Il cielo è terso, il sole alto.
E’ questo il ricordo più vivido e intenso del mio viaggio in Zimbabwe. Se chiudo gli occhi posso ancora respirare l’odore di erba secca, sentirlo attraversare le narici e ascoltarlo mischiarsi al silenzio denso della savana.
Sono trascorse ormai due settimane da quel momento e da quando ho messo di nuovo piede sul suolo italiano. In questi giorni ho sfogliato virtualmente le quasi 2 mila foto scattate durante questo viaggio in Zimbabwe – nel parco di Hwange, sulle colline del Matobo, alle Victoria Falls, all’Antelope Park di Gweru e nella capitale Harare .
Seduta qui, davanti al computer, vorrei poter condensare il viaggio in una frazione di secondo e farvi assaporare paesaggi, incontri e sensazioni. Come in una grande fotografia capace di racchiudere in sé tutto il viaggio.
Elefanti nel parco nazionale di Hwange
La cosa che più vorrei condividere con voi è lo stupore. Perché? Aprite Google e scrivete “viaggio in Zimbabwe”. Il motore di ricerca vi restituirà qualche sporadica proposta di viaggio, quasi nessun articolo e, come primo risultato, il sito Viaggiare Sicuri del Ministero degli Affari Esteri. Che afferma: “A causa dell’instabilità socio-politica del Paese si consiglia cautela in caso di viaggi in Zimbabwe”. Un’affermazione poco invitante, a cui si sommano anni indubbiamente duri per l’economia e la società, che hanno contribuito a lasciare il Paese in ombra dal punto di vista turistico. Unica eccezione erano – e sono tutt’ora – le Cascate Vittoria, ultra-gettonate dal turismo internazionale, spesso proposte come ciliegina sulla torta dopo un tour in Sudafrica, Namibia o Botswana.
Ma le cose stanno cominciando a cambiare. Lo Zimbabwe è impegnato per aprire le porte al turismo – Sanganai, la fiera per addetti ai lavori e non che si è tenuta ad ottobre , è alla sua quinta edizione – e tour operator provenienti da diversi Paesi stanno cominciando a guardare oltre le Victoria Falls – noi de Il Viaggio, abbiamo cominciato a disegnare tour in Zimbabwe alla fine del 2017.
E per i viaggiatori italiani ed europei, arrivano notizie positive anche dal mondo delle compagnie aeree: lo scorso 29 ottobre, l’olandese KLM ha inaugurato il nuovo volo che collega Amsterdam ad Harare. Una comodità in più per raggiungere la capitale dello Zimbabwe – in cui si arriva anche con voli operati da Emirates ed Ethiopian Airlines, oppure volando con le principali compagnie aeree fino a Johannesburg, in Sudafrica, e proseguendo fino ad Harare – e da lì cominciare il viaggio.
Lo stupore, dicevamo poche righe più alto.
Perché lo Zimbabwe stupisce.
Stupisce fare una passeggiata in città e osservare la gente, che chiacchiera passando accanto a brutti edifici, grattacieli e deliziose dimore del periodo coloniale. Stupiscono il poco traffico e la totale assenza di quella folla di carretti, mucche, clacson e bancarelle per strada. Non ce ne sono. Stupisce l’asfalto ben tenuto delle strade che collegano le città principali. Stupisce la gioia sfrenata dei festeggiamenti nelle cosiddette township. Stupisce una famiglia che apre la sua casa e mi accoglie a pranzo, improvvisando un concerto privato – per poi scoprire che la band sta per incidere un disco. E la dignità. La dignità di quelle case: semplici, in muratura, circondate da un piccolo cortile.
Stupiscono i viali, ombreggiati da splendidi alberi di jacaranda lilla, e fiori che esplodono in una tavolozza di colori infuocati.
Stupisce Hwange, parco nazionale con circa 35 mila elefanti su una superficie grande poco più del Trentino-Alto Adige. E stupisce l’impegno dei lodges, nati per ospitare i viaggiatori, ma impegnati anche nella preservazione della natura e della fauna.
Ed è ovvio, scontato, inevitabile. Stupiscono le Victoria Falls, viste da un elicottero in volo sopra lo Zambezi, proprio nel punto in cui questo grande fiume si getta a capofitto in una gola profonda che fende la terra.
Questa è l’emozione che nasce da un viaggio in Zimbabwe. Dello Zimbabwe, area per area, vi racconterò in modo approfondito nei prossimi post. Scopriremo insieme qual è il periodo migliore per visitarlo, come cambiano le Cascate Vittoria nel corso dei mesi, le insolite rocce del Matobo e l’arte rupestre, la città di Harare, i safari nel parco di Hwange e altri luoghi ancora.